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Con "Il secondo sesso", Simone de Beauvoir affranca la donna dallo status di minore che la obbliga a essere l'Altro dall'uomo, senza avere a sua volta il diritto né l'opportunitŕ di costruirsi come Altra. Con veemenza da polemista di razza, Simone de Beauvoir passa in rassegna i ruoli attribuiti dal pensiero maschile alla donna - sposa, madre, prostituta, vecchia - e i relativi attributi - narcisista, innamorata, mistica. Approda, nella parte conclusiva, dal taglio propositivo, alla femme indépendante, che non si accontenta di aver ricevuto una tessera elettorale e qualche libertŕ di costume, ma che attraverso il lavoro, l'indipendenza economica e la possibilitŕ di autorealizzazione che ne deriva - sino alla liberazione del suo peculiare "genio artistico", zittito dalla Storia - riuscirŕ a chiudere l'eterno ciclo del vassallaggio e della subalternitŕ al sesso maschile. L'avvenire, allora, sarŕ aperto. Con una determinazione prima sconosciuta e un linguaggio nuovo, che tesse il filo dell'argomentazione attraverso un'originale mescolanza di mito e letteratura, psicoanalisi e filosofia, antropologia e storia, Simone de Beauvoir sfida i cultori del gentil sesso criticando le leggi repressive in materia di contraccezione e aborto, il matrimonio borghese, l'alienazione sessuale, economica e politica. Provoca il pubblico conservatore, cerca il riconoscimento personale, rivendica la solidarietŕ collettiva. Prefazione di Julia Kristeva. Postfazione di Liliana Rampello.